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Tatuaggi

Il tatuaggio è la decorazione pittorica cutanea dell’uomo.

Storia e significati dall’antichità ...

Nonostante al giorno d’oggi questo sia assai diffuso bisogna ricordare che ha origini molto antiche; il tatuaggio come lo intendiamo nei tempi moderni (ovvero non dovuto solo alle cicatrici ma a pigmenti colorati) è stato rinvenuto per la prima volta sul corpo di una mummia egizia risalente al 500 a.C.; successivamente ebbe una notevole diffusione tra i ceti meno abbienti e gli schiavi dell’Antica Roma, anche se per quest’ultimi si parla più precisamente dei marchi di possedimento.

A partire dal 300 a.C., anche in Giappone cominciò a svilupparsi l’uso del tatuaggio, che a differenza di quello romano ed egizio, ritraeva con colori molto accesi sia elementi naturali, come i fiori di ciliegio (simboli di bellezza, della vita e della sua fragilità), che elementi puramente di fantasia come i draghi (che erano ritenuti simbolo di forza e saggezza). Dopo l’anno zero, nacquero sulle Isole di Samoa, i tatuaggi tipici delle civiltà samoane e maori; i loro disegni erano geometrici e schematizzati, rappresentavano la comunità e valori come l’onore e il rispetto, pertanto venivano portati con orgoglio. Facendo un passo avanti nel tempo,si va alla Roma del 300 d.C., dove i tatuaggi furono proibiti dall’imperatore Costantino poiché “deturpavano ciò che era stato creato ad

immagine di Dio”; questa stessa filosofia fu in seguito ripresa e applicata anche dai papi del Medioevo.Nel periodo suddetto, per i cristiani era vietato tatuarsi, mentre per le popolazioni appartenenti alle religioni Ebraica ed Islamica lo è sempre stato limitatamente al tatuaggio permanente; quelli non permanenti, venivano e vengono tutt’oggi utilizzati nelle celebrazioni religiose e/o nelle feste popolari; è un particolare della religione Islamica il tatuaggio fatto con una tinta ottenuta dalla macerazione di un’erba per loro sacra chiamata “Hennè”.


... ai giorni nostri

Tornando invece al Medioevo, il bisogno di segnare il proprio corpo in mani

era permanente sopravvisse, nonostante i divieti imposti dalla Chiesa; la maggior parte di questi era diffusa tra le classi di ceto medio-basso e quelle guerriere. Dopo questo periodo di divieto il tatuaggio tornò in uso dalla metà del 19° sec. associato alla vita criminale; conosciuti come “tatuaggi criminali”, servivano ad identificare il ruolo di un membro di un’organizzazione.

Un esempio molto vicino a noi è quello della mafia russa (nata con la formazione dell’Unione Sovietica e sviluppatasi durante “guerra fredda”), dove la maggior parte dei mafiosi aveva tatuato sul proprio corpo acronimi come “BARS”, che sta per “morte agli attivisti”; bisogna però ricordare, che molti dei “tatuaggi criminali” hanno avuto origine all’interno delle prigioni, al fine di mostrare agli altri detenuti i propri crimini e quindi stabilire delle egemonie interne.

In seguito, a partire dalla metà del 20° sec. ad oggi, è divenuto sempre più popolare come moda e forma di espressione comune.


Tatuarsi?

Ti sei mai chiesto cosa spinge le persone a tatuarsi?

Le ragioni che sono dietro alla decisione di farsi un tatuaggio sono di diversa natura: estetica, ricerca e comunicazione della propria identità ma anche celebrazione di un rito di passaggio.

Estetica

Si può scegliere di tatuarsi solamente per ragioni estetiche perché quel disegno incancellabile è assunto a simbolo di bellezza e di attrazione o perché torna utile a coprire alcuni difetti fisici come le cicatrici.


Ricerca e comunicazione della propria identità

In particolare negli anni dell’adolescenza il carattere si sta formando, si è alla ricerca del proprio posto nel mondo e quindi il tatuaggio aiuta a trovare il gruppo di appartenenza; è il bisogno di rappresentare il proprio io, l’essenza di sé stessi.Molto spesso si vogliono esprimere aspetti ed esperienze dell’essere che altrimenti rimarrebbero nascosti quali la personalità, i sentimenti e gli obiettivi della vita.

Questa forma che potremmo definire arte grafica dà la possibilità di affermare anche in modo visivo la diversità di ognuno.

Celebrazione di un rito di passaggio

Fin dall’antichità in alcuni casi il tatuaggio ha assunto il significato di un rito, perché presuppone la volontà di esprimere un cambiamento, una nuova fase della vita. Ad esempio molto spesso il primo tatuaggio viene fatto al compimento del diciottesimo anno. Si vuole testimoniare e ricordare il

passaggio all’età adulta, l’ingresso con un nuovo ruolo nella società.

La psicologia del tatuaggio

A questo punto ti starai chiedendo cosa significhi la posizione del corpo in cui si sceglie di fare il tatuaggio.

La farfalla di Belen avrebbe avuto lo stesso significato se al posto dell’inguine fosse stata disegnata sull’avambraccio dove invece si fece tatuare un cuore?

In effetti recentemente si è sviluppata la psicologia del tatuaggio con il fine di studiare il carattere delle persone in base ai segni impressi in modo indelebile sulla loro pelle.

Si è notato che le donne preferiscono tatuarsi i polsi e le caviglie, mentre gli uomini il petto e le braccia.


Gli studi effettuati hanno rivelato che le persone con un carattere pessimista tendono a tatuare la parte sinistra del corpo che rappresenta il passato, mentre le persone con un carattere ottimista ed aperto ai cambiamenti tendono a tatuare la parte destra che rappresenta il futuro.

Oppure se la parte tatuata è in bella vista, questo denota chiaramente la voglia di mostrarlo, mentre se il tatuaggio è nascosto spesso è indice di timidezza.

Ginevra Gambardella e Manuel Vetri

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