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Letteratura nel manga

(di Aldo Capozzi) Sono passati circa 30 anni da quando il termine manga ha cominciato a circolare nel lessico quotidiano delle famiglie italiane, 30 anni durante i quali il fumetto nipponico ha cambiato persino il suo significato colloquiale e la sua collocazione editoriale. Il primo vero avvento dei manga in Italia si consumò dai tardi anni Settanta, con diversi titoli pubblicati su varie riviste. La prima ragione per cui i manga sono giunti non solo in Italia ma anche in Francia, in Spagna, negli Stati Uniti e in vari altri paesi risiede nel grande successo delle loro trasposizioni televisive in animazione, i cosiddetti anime. Come in Italia la moda della trasposizione a fumetti di opere letterarie, a volte anche sotto forma di parodie (Ricordiamo il celebre fumetto “L’Inferno di Topolino”, prima parodia della Disney realizzata in Italia), anche nel Paese del Sol Levante vennero create alcune delle trasposizioni in chiave manga più interessanti e raffinate. Qual modo migliore di farle conoscere al pubblico se non tramite la recensione di due delle opere più famose ed apprezzate di mangaka del calibro di Go Nagai, famoso per essere creatore di saghe come quella di Devilman e Mazinga. Cominciando con Dante, il padredella letteratura italiana ha goduto di un omaggio vasto, affezionato e ricco da parte del fumetto.Tutti noi conosciamo, chi sommariamente, chi in modo più approfondito, il viaggio di Dante che lo porta a visitare Inferno, Purgatorio e Paradiso in un cammino che è quello interiore di ogni essere umano nel corso della sua vita terrena. Il nostro mangaka rimase colpito da quest’opera fin dalla giovane età, a tal punto che essa è stata fonte di ispirazione per alcuni dei suoi manga più famosi come Mao Dantee Devilman. Il manga è composto da tre volumi, due trattanti la permanenza del poeta fiorentino nell’Inferno e uno dedicato a Purgatorio e Paradiso. Sono molteplici i dati che rendono questo manga un’opera degna di nota, ma quello senza dubbio più importante sta nel fatto che Go Nagai riproduce con fedeltà ciò che il poeta descrive, che si tratti delle pene dei dannati, del clima di abbandono e dolore che permea l’inferno o della beatitudine dell’incontro con Dio nell’ultimo anello del paradiso. Il disegno, diverso in parte da quello che troviamo nelle opere più famose, è realistico ed estremamente adatto all’argomento trattato, cercando di cogliere l’importanza dei momenti. A dare un tocco di classe in più sta il fatto che determinate scene e ambientazioni sono completamente ispirate alle illustrazioni che Gustave Dorè aveva fatto per la Commedia.

I dati negativi di quest’opera sono pochi e l’unico che, a mio avviso, va segnalato è quello della lunghezza, forse eccessivamente corta e che porta quindi ad una sintesi troppo pesante di certi passaggi, soprattutto per quello che riguarda Purgatorio e Paradiso. L’autore infatti dedica buona parte della sua attenzione all’inferno, la parte forse più interessante e travolgente dell’opera dantesca. Un’altra opera trasposta in diverse versioni cinematografiche e teatrali, é quella di “Cime Tempestose”, opera unica di Emily Brontë, pubblicato in Inghilterra nel 1847 è diventato anche un manga illustrato da Hiromi Iwashita”.Ambientato tra la fine del ‘700 e l’iniziodell’800, il romanzo si rifà al modello gotico della novel britannica e analizza il lato oscuro della natura umana soggetta alle passioni, e i modi in cui queste possano influenzare le azioni degli uomini. “Cime Tempestose” è una storia d’amore, vendetta,dolore e pregiudizio: una tempesta di sentimenti contrastanti che tormenta i protagonisti fino alla loro morte e anche oltre.Adattare sotto forma di manga auto conclusivo un romanzo talmente complesso ed elaborato è stata un’impresa titanica se non azzardata; il paragone con l’opera originale è inevitabile e dovuto.

Del legame viscerale che unisce i due protagonisti principali, non rimangono che poche frasi a effetto e un bacio appassionato.I fatti illustrati sembrano una sorta di riassunto cronologico degli eventi e, venendo a mancare la maggior parte delle interazioni che hanno scatenato odi e passioni tra i personaggi, la trama nel suo complesso risulta un po’raffazzonata. L’opera di Hiromi Iwashita ha però il grande pregio di delineare la figura di Heathcliff in tutta la sua tragicità. Tiranno inflessibile,antieroe per eccellenza, Heathcliff assume connotati quasi demoniaci. Il tratto del mangaka esaspera il suo ghigno malefico,

provocando brividi e smarrimento. Heathcliff infatti è la personificazione del maligno, che alla fine della storia, prima di morire, ha gli occhi fuori dalle orbite e il viso scavato, abbruttito da un odio irrisolto .Se nel romanzo della Brontë i tormenti di Heathcliff sono i tormenti di Catherine, nelle pagine di questo manga il dolore del protagonista è reso un dolore universale che a tratti trascende l’umano.

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