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  • Immagine del redattoreGazzetta del Landi

Gas ed energia in tempo di guerra

Il settore energetico è stato colpito dal quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia a seguito del conflitto in Ucraina. I Paesi dell’Unione Europea continuano a chiedersi se disporre o meno un embargo anche per il gas importato da Mosca, dal quale molti stati sono fortemente dipendenti.

Tra questi c’è anche l’Italia, che sta valutando le diverse possibilità per raggiungere una propria autonomia energetica, comprando da altri paesi, come Algeria e Azerbaijan, che stanno intensificando la produzione propria. Anche il mare Adriatico, ad esempio, sembra essere una fonte di gas naturale fondamentale per il Paese. Aumentare la produzione interna potrebbe essere una soluzione ai problemi di approvvigionamento.

Dai lidi ferraresi alle Marche, si potrebbero rimettere in moto circa 50 piattaforme, pronte a fornire circa 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Tra questi giacimenti si trova anche “Giulia”, circa a 15 km a largo di Rivazzurra (Rimini).


Quale sarà la disponibilità di gas? Dati certi: 2 miliardi di metri cubi in più dalla produzione nazionale; 4 dalle centrali a carbone; 2,5 arriveranno nei rigassificatori; 4,5 dal gasdotto algerino; 1,1 da quello libico. Se va tutto bene la dipendenza dalla Russia passerà dai 29 miliardi di metri cubi di oggi a 14 miliardi. Vuol dire che sarà difficile evitare una nuova austerità. E non è tutta colpa della tragedia russo-ucraina, perché negli ultimi vent’anni non abbiamo mai predisposto un piano nazionale, e ora siamo costretti a rincorrere la sicurezza energetica barattandola, tra l’altro, con il riscaldamento globale.

La guerra non porta benefici da nessuna parte. A causa del gas russo si vanno a creare problemi dal punto di vista economico sia per l’Italia che per l’Europa. La mancanza di gas porterebbe molte problematiche a tutte le nazioni per non parlare delle persone che soffrono in Ucraina. Insomma bisogna trovare un modo per procurare il gas autonomamente per far sì che altra gente non soffra.



Articolo di Riccardo Ciriaci e Edoardo Antonelli


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