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Coraggio è avere cuore

  • Immagine del redattore: Gazzetta del Landi
    Gazzetta del Landi
  • 6 mar 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Il 27 febbraio scorso, la libreria Mondadori di Velletri ha promosso e organizzato un incontro, aperto alle scuole del territorio con lo scrittore Roberto Saviano, al teatro Artemisio, per la presentazione del suo ultimo libro Solo è il coraggio. Giovanni Falcone.


Roberto Saviano è un giornalista e scrittore italiano, laureato in filosofia all’università di Napoli, che attualmente lavora anche con il Corriere della Sera. E’ diventato famoso per aver pubblicato nel 2006 il romanzo-inchiesta Gomorra nel quale ha raccontato la realtà del mondo intorno all’attività della camorra, dal quale è stata tratta l’omonima serie di successo.

In seguito alle minacce ricevute per la pubblicazione del libro, Saviano è stato costretto a vivere sotto scorta. Ad oggi tra le sue opere più celebri ricordiamo Ritorno da Kabul(2007), La parola contro la camorra(2010), Zerozerozero (2013), La paranza dei bambini (2016), Bacio Feroce (2017),

Gridalo (2020) e Solo è il coraggio(2022).

A trent’anni dalla strage di Capaci, Roberto Saviano ha deciso che il modo più alto per onorare la memoria di Giovanni Falcone fosse strapparlo dalla mistificazione della sua persona e ripercorrerne i passi narrandoli uno per uno. Attingendo da una vastissima rete di fonti, dagli atti di processo alle testimonianze di chi lo ha conosciuto, questo romanzo riporta nel cuore di quegli anni fatidici, aiutando a comprendere la complessità degli interessi di gioco e la solitudine dei protagonisti.


Dall’inizio del suo discorso, Saviano ha saputo trovare il modo per approcciarsi scherzosamente ai ragazzi presenti cercando di mantenere un legame con questi, senza far disperdere l’attenzione rispetto alle sue parole.


“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”: è con questa citazione di Don Abbondio che Saviano introduce il suo discorso sul tema del coraggio. In effetti è questa caratteristica che contraddistingue molti di noi di fronte alle avversità. Essere una persona coraggiosa non è sinonimo di temerarietà ma significa essere abbastanza determinati da trasformare questo sentimento di paura invece di rifuggirla. La paura attraversa l’emotività umana, portando reazioni emozionalmente diverse. Bisogna quindi applicare “Est modus in rebus” cioè la giusta quantità nelle cose.

Lo stesso Saviano ritiene sia un errore arrivare a considerare Falcone un martire, essendo quest’ultimo prima di tutto un uomo comune.


Giovanni Falcone nacque il 1939 a Palermo e dal 1964 lavorò come sostituto procuratore e giudice presso il tribunale di Trapani. Profondo conoscitore del fenomeno mafioso e ispiratore di importanti processi alla criminalità organizzata, dal marzo 1991 fu direttore generale degli affari penali presso il Ministero di Grazia e Giustizia e in tale veste elaborò nuove forme di collaborazione internazionale nella lotta al crimine.

Tra i primi a comprendere la struttura unitaria e verticistica di Cosa Nostra, Falcone ha creato un metodo investigativo basato sulla rigorosa ricerca di prove nelle indagini bancarie e sull’ostinata caccia alle tracce lasciate dal denaro, arrivando a teorizzare l’importanza della cooperazione giudiziaria internazionale.




Saviano tiene a specificare come un mafioso non si definisca tale, ma che questo sia solo un espediente giornalistico per indicare i personaggi che appartengono a Cosa Nostra, un’organizzazione che si rifà alle “regole della vita”, con una visone moralista radicalizzata fino agli estremi, in grado di giudicare le persone sulla base di un punto di vista egotistico.


È dunque doveroso, ad esempio, differenziare la figura del gangster dalla figura del mafioso in quanto il primo lavora per il denaro, mentre il secondo per il potere di decidere sulla vita e la morte del prossimo.

Lo strumento che i mafiosi adottano per perseguire il potere è il terrore, poiché, riprendendo il pensiero di Machiavelli: “L’amore è sorretto da un vincolo di riconoscenza che gli uomini, essendo malvagi, possono spezzare ogniqualvolta faccia loro comodo. Il timore, invece, è sorretto dalla paura di essere punito, che non ti abbandona mai.”


Saviano ha proseguito nel suo discorso focalizzando l’attenzione sul narcotraffico. Intorno agli anni ’80 l’eroina iniziò ad essere considerata una piaga a livello globale, arrivando ad arricchire le organizzazioni mafiose che detenevano il monopolio sulla compravendita della droga, in quanto questa era considerata un continuo investimento di grande profitto, che portò a grandi afflussi di denaro “un tappeto di soldi” che collegava le coste americane a quelle italiane.

Lo scrittore si professa a favore della legalizzazione delle droghe leggere e condanna il contrabbando, poiché liberalizzare non è sinonimo di “chiudere un occhio” e arriva a definire la legalizzazione un atto antimafia, poiché attraverso questa azione è possibile conseguire un controllo più severo sul commercio delle droghe.


Anche se lo scrittore ha manifestato un senso di pentimento rispetto alle scelte fatte in passato, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze che lo hanno portato a vivere una situazione di costante timore, ribadisce con sicurezza che tramite gli incontri con i giovani sia possibile sensibilizzare questi ultimi su argomenti “scomodi”, come quello della mafia, per rendere le persone consapevoli del pericolo della disinformazione. È importante possedere capacità critica e di


approfondimento per evitare la manipolazione da terze parti e per non sottrarsi a quello che è il nostro diritto di scelta.

È inaccettabile vivere in un mondo dove l’avere coraggio diventa sinonimo di cadere. Con la strage di Capaci cade un uomo che desiderava ancora vivere. È importante ricordare (dal latino “cor- cordis”, portare al cuore, dato che il cuore era ritenuto la sede della memoria), perché sono queste storie che riaccendono il flusso del sangue che pompa al cuore e parlarne impedisce “che quel sangue secchi”.


Michelle Costantini, Ginevra Giansanti


 
 
 

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