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“Chi si ricorda oggi del massacro armeno?”

La storia dimenticata e da troppo taciuta del popolo armeno, vittima del primo genocidio del XX secolo.


Lo scorso giovedì 9 febbraio presso il nostro liceo, durante l’orario scolastico, gli studenti delle classi quinte si sono riuniti in Aula Magna per ricordare o addirittura scoprire, la storia del genocidio armeno, attraverso le testimonianze di due rappresentanti della comunità armena.

L'incontro è stato reso possibile ed è stato coordinato dalla professoressa Mancini, in accordo con la preside, che ha ritenuto opportuno che parlare di questo argomento, non sempre trattato in ambito scolastico e poco conosciuto dalla nostra generazione, non potesse essere altro che un modo di apprendere e ragionare su tematiche importanti e in definitiva far riflettere noi studenti.

Gli alunni si sono seduti ed immersi, per circa due ore, in quella che è la storia di un popolo e della loro rovina.


I testimoni hanno dato inizio a questo incontro con una domanda:

“Chi si ricorda oggi del massacro armeno?”


Questa domanda, ci è stato spiegato poi, è stata posta da Adolf Hitler ai suoi gerarchi quando questi gli consigliarono di abbandonare i suoi progetti di sterminio del popolo ebraico.

Egli non ricevette risposta, questo a dimostrazione dell’indifferenza riguardo all'eccidio avvenuto solo trent'anni prima, e ciò ha portato poi ad uno dei più grandi genocidi della storia.

Tocca a noi adesso rispondere, ma per farlo abbiamo prima bisogno di sapere chi sono gli armeni… Gli armeni sono uno dei popoli più antichi della storia, conosciuti persino dagli antichi romani. È il primo popolo cristiano, convertitosi già nel 301 d.C. grazie all’azione di San Gregorio. Fin dalle origini è strettamente legato alle sue tradizioni, per esempio al suo alfabeto composto da 36 lettere e realizzato nel 405.


Lo Stato dell’Armenia si trova nel centro del Caucaso, confinante con Georgia, Azerbaijan, Iran e Turchia ed è privo di sbocchi sul mare.

La nazione si è formalmente resa indipendente nel 1991, a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica, perdendo, però, alcuni dei suoi territori, ad esempio il monte Ararat. Simbolo dello Stato, veniva identificato dagli abitanti come il sito d’approdo dell’arca di Noè dopo il diluvio universale, fa ormai parte dei territori turchi. Negli ultimi decenni è stata più volte oggetto di tensioni politiche con la Turchia e con l’Azerbaijan, con il quale, a più riprese, è entrata in guerra. L’ultima guerra combattuta dall’Armenia è iniziata nel 2020 ed è durata 40 giorni, dopo i quali è seguita una tregua. Oggi parte del paese è sotto occupazione azera. Arriviamo, quindi a parlare del genocidio.


Il popolo armeno, durante la Prima Guerra Mondiale, fu vittima del primo genocidio del XX secolo, soprannominato “Secolo dei genocidi”.


In realtà, la prima volta che venne usato questo termine per riferirsi all’accaduto fu nel 1944, da parte di Raphael Lemkin, un giurista ebreo testimone di ciò che stava avvenendo al popolo ebraico.

La definizione che è stata data al termine “genocidio” è la seguente: “Uccisione sistematica di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa".

Ma come si attua, e come è stato attuato, un genocidio?


Per gli armeni questo ha richiesto quattro fasi:

  1. “Tagliare la testa pensante”, ovvero eliminare tutti coloro, che per ruolo o fama, siano in grado di guidare la massa inerme di cittadini. Il 24 aprile 1915, 1200 tra intellettuali, politici, giuristi o personaggi di peso, sono stati prelevati dai soldati turchi ottomani e fatti sparire.

  2. “Iniziare con l’eliminazione della massa” la quale, inerme e incapace di auto-guidarsi, viene prelevata dalle loro case e città e condotta nei campi di sterminio. Nei giorni subito seguenti al 24 aprile i soldati hanno condotto 1,5 milioni di persone (circa il 70% della popolazione) attraverso il deserto iracheno con il pretesto di salvarli dalla guerra contro i Russi.

  3. “Distruggere le prove”. Eliminare ogni prova di ciò che è avvenuto. Gli ottomani hanno bruciato quasi tutti i documenti e le prove che possono attestare le loro azioni.

  4. “Negare”. Negare non solo ogni responsabilità o coinvolgimento, ma persino lo stesso crimine. Dal 1915 ad oggi la Turchia ed i turchi negano categoricamente che sia avvenuto un qualche genocidio a danno del popolo armeno, benché esista un telegramma del ministro degli interni Mehmed Talat Pashà che dimostra non solo che sia avvenuto ma anche che fosse stato programmato. Attualmente in Turchia esiste una legge che vieta anche solo di nominare la parola genocidio, inoltre nell’ambasciata turca italiana, nei testi che raccontano la millenaria storia turca, non si fa mai menzione al popolo armeno.

A seguito di questi eventi, buona parte dei sopravvissuti armeni ha dato vita ad una vera e propria diaspora. Si calcola che oggi circa sette milioni di armeni sono sparsi nei paesi di tutto il mondo, come Francia, Russia, Stati Uniti, paesi orientali e Italia, contro i tre milioni residenti nella nazione stessa. Attraverso degli studi è stato scoperto che gli armeni nel mondo sarebbero dovuti essere circa 50.000.000, se solo non fosse avvenuto quello sterminio.

Questo dimostra che un evento così ignobile e sconvolgente non genera solamente danni immediati, ma li porta con sé nelle generazioni future.

Perciò, è nostro compito serbare memoria e riflettere affinché mai si possano ripetere episodi del genere...

La storia degli armeni è rimasta per lungo tempo da noi taciuta, ma adesso siamo in grado di rispondere a quella domanda:

“Chi si ricorda oggi del massacro degli armeni?”.



Ceraldi Flavio e Ielapi Giorgia Rita foto di Vendetta Elisa












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