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La pena di morte

La pena capitale, anche meglio conosciuta come pena di morte, nel 2020 è stata abolita nella maggior parte del mondo, ma tutt’ora è ancora in vigore in 63 stati: Stati Uniti, India, Cina e alcune nazioni dell'Africa orientale; in Europa l'unico Stato dove ancora è presente è la Bielorussia.

Per quanto riguarda l’Italia è rimasta in vigore fino al 1889 nel codice penale di guerra, reintrodotta nel 1926 fu bandita con la Costituzione della Repubblica italiana in vigore dal 1° gennaio del 1948.

Negli stati in cui questa pena è ancora presente, troviamo diversi tipi di esecuzione: la più comune (applicata solo negli USA) è la sedia elettrica, seguita da gas e iniezioni di veleno; i più comuni in tutto il mondo sono la fucilazione e l’impiccagione.


Ma la domanda principale è: quando si ricorre alla così crudele pena di morte?

Tutto dipende dallo stato nella quale ci troviamo… negli Stati Uniti (soprattutto nella parte alta) questa pena viene applicata esclusivamente in caso di colpe veramente gravi come l’omicidio o l’alto tradimento; se ci spostiamo verso Russia e Arabia Saudita è prevista anche per altri crimini violenti, come la rapina, lo stupro o il traffico di droga; in altri paesi più piccoli come l’Iran, si applica perfino in caso di reati d’opinione o comportamenti sessuali, che siano l’omosessualità o l’incesto.

Cesare Beccaria, celebre personaggio del XVIII sec. che si è esposto contro la pena capitale, scrisse: “non è utile la pena di morte per l’esempio di atrocità che dà agli uomini”. Questo fa riflettere sul fatto che la pena di morte non limita i delitti, anzi, mostra la cattiveria, le ingiustizie, la violenza e, in alcuni casi, sprona a commettere reati.





ZACCAGNINI SOFIA


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