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Il mito della caverna, dal filosofo Platone al celebre Jim Carrey

Uno dei temi trattato fin dall’antichità è la condizione di limite della conoscenza umana rispetto alla realtà che ci circonda.

Il mito della caverna, scritto dal filosofo greco Platone e contenuto nell’opera La Repubblica, introduce uno dei temi più trattati ancora oggi.

L’autore immagina dei prigionieri incatenati fin dalla nascita all’interno di una caverna, in modo che possano fissare solamente un muro assistendo a scene di persone e animali che, attraverso ombre, vengono proiettate sul muro stesso. Platone sottolinea però che i personaggi che i prigionieri vedono non sono altro che le ombre di “burattini” creati dagli uomini del mondo esterno e quindi non qualcosa di vero e reale. Nell’ipotesi in cui uno dei prigionieri si liberasse, uscisse dalla caverna e scoprisse il vero mondo in cui si trova, farebbe fatica ad abituarsi alla luce del fuoco e in seguito a quella delle cose illuminate dal sole. Inizialmente quindi vedrebbe solo ombre e riflessi fino a che non arrivi a volgere lo sguardo verso il cielo, riuscendo a guardare il sole stesso. A questo punto il prigioniero, ormai libero, dovrebbe riuscire a convincere anche i suoi compagni per liberarli e mostrargli ciò che ha scoperto, salvandoli dall’ignoranza, sapendo però che questi potrebbero rivoltarglisi contro, non credendo alle sue affermazioni.

Nell’interpretazione strettamente platonica il mito rappresenta il percorso educativo del filosofo che, una volta liberato dalle catene dell’ignoranza, ha il compito di condividere la verità conosciuta con la società assicurando il bene comune della collettività.

Nell’interpretazione più moderna e più generica, invece, il mito si riferisce alla necessità continua dell’uomo di superare i limiti della propria conoscenza per raggiungere la verità suprema che è celata, spesso spinti da quelle domande di senso che scuotono l’esistenza dell’individuo: chi siamo? Da dove arriviamo? Dove andremo?

Sono proprio queste che fungono da motore dell’animo e della volontà umana e che quindi stimolano questo bisogno dell’uomo che ognuno soddisfa secondo le sue capacità e preferenze: attraverso la filosofia o la scienza, attraverso esplorazioni, attraverso la fede, attraverso lo studio della psiche umana…

Come è stato detto questo tema ha interessato numerose produzioni letterarie ed artistiche e in seguito cinematografiche che risalgono a tempi lontani e recenti. Per esempio, parliamo anche del personaggio di Ulisse de Odissea, il quale vive di esplorazione e avventure non fermandosi a ciò che conosce o vede ma andando a catturare la verità nascosta delle cose.

Un altro paragone che possiamo fare è con il film The Truman Show in cui il protagonista (interpretato dal celebre attore Jim Carrey) è un uomo che vive in una cittadina americana e che fin dalla nascita considera reali il suo lavoro, le sue relazioni, il suo paese, la sua casa. Ma non sa che è l’unico inconsapevole protagonista di un reality show che tratta della sua vita, tutti gli altri invece sono solo delle comparse. Vive quindi come i prigionieri platonici in un inganno, fino a che non decide di lasciare la città per esplorare e scoprire la verità oltre ciò che lui vive: si renderà conto di aver vissuto per tutta la sua vita un’illusione ed alla fine, “illuminato” dalla verità delle cose, abbandona l’inganno per conoscere realmente il mondo.

Caterina D’Ettorre.































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